Per il nostro anniversario avevamo deciso di fare un bel viaggio lungo, lontano dalla quotidianità.
Dopo alcune ricerche abbiamo pensato di visitare l’altra parte della nostra amata Sardegna. Una mezz’oretta di Google Search e il gioco è fatto… Si parte per l’Isola di San Pietro.
Cercare l’albergo su Booking, eventi e ristoranti interessanti… prevedo che questo viaggio mi stancherà più del previsto.
Abbiamo prenotato la stanza un paio di settimane prima del viaggio e poi, all’improvviso, le previsioni meteo sono cambiate; dal cielo sereno e il sole sorridente, alle nuvole e ai temporali minacciosi.
Quindi per evitare di prendere anche la canoa, abbiamo rimandato di un paio di settimane.
DAY 1
Sabato mattina, con preparazione in stile “Mamma, ho perso l’aereo”, incasinati ed entusiasti, abbiamo riempito il trolley per la nuova avventura.
“Amo, ma perché non riesco a chiudere la valigia? Stiamo fuori una sola notte, cosa ci hai messo dentro?”
“Tutto quello che ci serve :D”
“Bene, ma prova a non mettere l’intero armadio magari!”
Bagagli fatti, caricabatterie, drone, telefoni, selfie-stick… Ok, ci siamo. Ma prima passiamo un attimo al bar per fare colazione perché ho voglia di mangiare quei cannoncini buoni del Cristallo.
Finalmente finiti i bagagli, la colazione e allontanato il sonno, siamo saliti in macchina, partendo per una nuova avventura.
Nonostante fosse fine settembre, il sole iniziava a farsi sentire. I raggi del sole entravano timidini dal finestrino aperto e la radio a volume basso ci accompagnava.
Iniziavamo a ricordare i viaggi già fatti e a pianificare quelli nuovi e, dopo 3 ore di macchina, senza neanche renderci conto, eccoci arrivati a Calasetta.
Qui, come spesso ci capita, ci incasiniamo un po’ tra le strade ma alla fine ci ritroviamo in fila per il traghetto verso la piccola isola.
Non facciamo in tempo a vantare le capacità imprenditoriali di Gianluca Vacchi (grandi discorsi) che all’orizzonte s’intravede già il porto di Carloforte.
Buongiorno carloforte
Casettine colorate e un lungomare come tanti in Sardegna, ma con un qualcosa di particolare difficile da descrivere; dovreste vedere lo spettacolo da soli.
Ovviamente, come al solito si era fatto tardi e non avevamo ancora pranzato, quindi come due cinghialetti affamati, decidiamo di avvicinarci alla struttura dove alloggiavamo e lasciare lì i bagagli per poi cercare un posticino dove far allontanare la fame.
Appena arrivati alla Residenza Il Castello, la receptionist, molto simpatica e gentile, ci ha regalato una cartina, spiegandoci quali fossero i punti d’interesse e i migliori ristoranti.
Erano già le 14:30 e tanti locali avevano già chiuso la cucina. Ci siamo così avvicinati “Da Vittorio”, che tra l’altro con ottime recensioni, ci ha accolti tranquillamente.
Un’occhiata veloce nel menù è bastata per decidere: la specialità della casa, spaghetti con 5 sughi segreti e nero di seppia, una ricetta marchio registrato.
Non so se fosse per la fame ma quel piatto era veramente squisito… con tanto di scarpetta.
Finito il pranzo, stremati siamo tornati in camera per riposarci.
Dopo il bel pisolino pomeridiano, freschi come le rose, decidiamo di uscire e girare un po’ l’isola. La vita è più bella quando hai la pancia piena e sei riposato.
La colonna
Quindi ci avventuriamo per le strade di Carloforte, come due bambini alla caccia del tesoro. Case colorate, stradine strette e profumi di ragù fatto in casa. E ti giri, ti giri ancora e il tutto diventa sempre più bello, più affascinante… Poi il cuore inizia a battere forte perché la città ha proprio questo effetto: ti ruba pian piano la mente e l’anima.
Guardando la mappa, decidiamo di prendere la Smart e andare a vedere le colonne di Carloforte.
Erano già le 17:00 e il vento non calava, il che rendeva la passeggiata mooolto divertente. Capelli… capelli ovunque; il vento soffiava con una potenza impressionate da tutte le parti ed io non riuscivo a vedere nulla davanti. Il ritorno di Samara di “The Ring” era vicino.
Dopo una camminata di circa 300 m, arriviamo vicino ad uno scoglio frustato dalle onde del mare. E all’orizzonte c’era lei… l’unica colonna delle 7 rimasta in piedi. Sola e fiera, stava lì, quasi come se dicesse: “Sono più forte di questo mare imbestialito”.
Ed era così bella in quella luce assurda di un tramonto che si faceva strada tra le nuvole minacciose.
Respiriamo l’aria salata e abbracciamo le gocce dell’acqua di mare che saltano allegre in un gioco azzardato, mentre il vento diventava ancora più forte.
Dopo questa breve visita, Luca guarda di nuovo la mappa e mi dice:
Dovremmo vedere stasera anche Capo Sandalo. Non è molto lontano da qui ed il sole non è sceso del tutto.
Abbiamo ripreso la macchina spostandoci di un paio di km. La strada è serpeggiante, immersa nella natura, con alberi verdi che la circondano e poi, a un certo punto si apre con una valle abbracciata dalle colline rocciose che rendono il paesaggio lunare.
Vorrei essere un falco
Arrivati al faro di Capo Sandalo scopriamo che lungo questo tratto di costa, i “falchi della Regina” nascondono i nidi tra le inquietanti rocce degli scogli. Guardandoli accarezzando l’aria rimani a bocca aperta e in quel momento, vorresti essere uno di loro, spensierato e agile.
Ci avventuriamo poi scendendo sulla stretta stradina in roccia e godiamo di quei pochi attimi senza vento. Guardando verso l’alto ci rendiamo conto che il faro aveva acceso le sue luci. Tornati su scopriamo di essere rimasti soli nel piazzale.
All’improvviso, il silenzio è stato interrotto da un rumore strano. Ci guardiamo e iniziamo a ridere. Eh già… erano i nostri stomaci che ormai piangevano dalla fame.
La sera in citta’
Tornati in centro, scopriamo la vita notturna di Carloforte. Bella gente e tanti sorrisi in giro… persone felici che cantano per strada. E lo siamo anche noi.
Girando per le viuzze, attiviamo i sensori olfattivi e troviamo una pizzeria con i tavoli fuori.
Si libera un posto e ci accomodiamo con il menù tra le mani. I nostri sensi sono sconvolti tra le decine di ingredienti ma alla fine decidiamo. In attesa di ricevere la pizza, facciamo amicizia con una coppia del posto, la quale ci rivela che quella strana “lingua” che sentivamo in giro non era altro che un dialetto genovese, noto anche come “tabarchino”. Esatto, a Carloforte si parla il genovese.
Arriva la pizza… e niente, una rivelazione. Un’esplosione di gusti e di odori che avrebbero fatto impazzire chiunque. In più, quel calzone con il prosciutto avrebbe convertito anche il vegano più fanatico al mondo. Sicuramente la pizzeria Lo Scugnizzo è riuscita a conquistare un meritatissimo posto nella nostra top10.
Era ormai tardi e noi parecchio stanchi, ma la passeggiata sul lungomare, abbracciati, sotto la luce dei lampioni non poteva mancare.
L’aria calda accarezzava i nostri volti e il profumo intenso del mare ci accompagnava lungo la strada.
Ma Carloforte non è solo magia e romanticismo, è anche mutande e gatti. Eh si, solo qui trovi una mutanda solitaria nel suo stendino, forse punita per non aver svolto bene il proprio dovere o chissà per quale oscuro complotto. Ed un gatto che preferisce il cassone di un ape 50 ad una morbida cesta in tessuto damascato.
Tornati in camera siamo crollati… l’indomani ci aspettava una nuova avventura.
day 2
La sveglia suona presto e si scende a fare colazione. Ad attenderci una varietà di prodotti buonissimi e tra cornetti, marmellata, miele, prosciutto e formaggi, non sapevo cosa scegliere. Così ho preso un po’ di tutto, nonostante lo sguardo sconvolto di Luca.
Oggi magari non “cinghialiamo” troppo perché domani si lavora e ci aspetta anche un lungo viaggio.
Questo è stato il nostro pensiero comune. Ohhh quanto ci sbagliavamo…
L’isola di San Pietro è piccola, si può arrivare da un estremo all’altro in mezz’ora di macchina, ma appena raggiunto un posto, i minuti volano… e le ore pure.
Il sole ancora timido era rimasto nascosto per tutta la giornata. Nel frattempo ci eravamo spostati a Nord dove ci aspettava un paesaggio extraterrestre. Uno scoglio piatto dal colore scuro che in tempo di maestrale, s’immerge completamente e non è più raggiungibile. In lontananza l’Isola Piana e l’Isola dei Ratti.
Non puoi fare a meno che riflettere su quanto sarebbe bello avere una villetta su una delle due isolette, dove poter evadere dalla vita frenetica della città.
Ma poi ti svegli, fai un respiro profondo e scendi dalla barchetta in legno attraccata allo scoglio.
mezzaluna
Quello che ci aspettava però nella parte occidentale dell’isola di San Pietro, era probabilmente uno dei posti più allucinanti mai visti.
Dalla strada principale, si svolta a sinistra e si percorre una stradina stretta che porta a una batteria antinave risalente alla seconda guerra mondiale.
Intrufolati tra gli alberelli che affiancano un piccolo sentiero lungo la costa, avevamo la sensazione che la natura esprimesse il massimo della sua grandiosa imponenza.
All’orizzonte uno scoglio lungo che metteva soggezione. Sicuramente questo posto non è per i cuori deboli.
Un panorama mozzafiato e allo stesso tempo terrificante. Era quasi impossibile guardare in basso perché lo strapiombo strapiombava e tutti gli strapiombati strapiombavano strapiombando ahahahahahahah
Ecco questo succede quando non sai come descrivere una sensazione.
Con il vento forte non sembrava proprio un posto molto accogliente e le onde sbattevano infuriate contro gli scogli.
Nonostante tutto, il nostro senso di avventura era sempre più forte e l’adrenalina non ci faceva ragionare, quindi siamo saliti più in alto e da lì… i brividi. Vuoi per l’emozione e un po’ per la paura, il vuoto nello stomaco diventava sempre più intenso.
Dopo questa dose di follia terribile, torniamo a prendere la macchina. Strada facendo, ho trovato un albero pieno di bacche e da lì allo scatenare la terza guerra mondiale ci è voluto poco in quanto rincorrendoci abbiamo iniziato a lanciarcele addosso. Con le lacrime dalle risate e il fiatone a livelli stratosferici, siamo arrivati al punto di partenza dove ci aspettava la nostra piccola Smart.
Ravioli e sapore di mare
Era già l’ora di pranzo quindi abbiamo deciso di tornare a Carloforte e cercare un altro ristorantino dove assaggiare qualcosa di buono.
E così, arrivati al ristorante “Il corsaro” da dove uscivano profumi avvolgenti, sembravamo due personaggi dei cartoni animati, che si facevano trascinare dal buon odore del cibo che prendeva vita.
Non ci sono parole per descrivere i sapori di questi ravioli veramente incantevoli. A detta del titolare, questa ricetta è stata un errore che alla fine si è dimostrato un vero successo. Assolutamente da provare, mi raccomando.
In stile Alberto Sordi, abbiamo mangiato l’impossibile e i bottoni dei miei pantaloni non reggevano più.
Dopo il caffè rigorosamente ristretto e lasciata alle spalle Carloforte, che ormai aveva conquistato definitivamente i nostri cuori, saliamo sul traghetto che ci culla verso Calasetta da dove riprendiamo il nostro viaggio verso casa.
Tristezza… tanta tristezza dopo questo fantastico weekend pieno di emozioni. Avremmo voluto che non finisse più.
A casa però ci aspettava la nostra gioia più grande: Arya, rimasta in compagnia della nonna. Superata la nostalgia, abbiamo ripreso a sognare. E chi lo sa… magari da grandi compreremo una piccola casa sull’isola dei falchi…
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