Nel 2019, Autunno in Barbagia inizia per noi con un fantastico viaggio: un tuffo nel mondo dei giganti.
La prima tappa del percorso parte da Bitti, piccolo comune del nuorese, avvolto in profumo di purpuzza e tradizione.
Appena arrivati in zona, abbiamo notato una lunga fila di macchine parcheggiate lungo la strada quindi abbiamo cercato anche noi un posticino dove nascondere la nostra Smartina.
Un vigile che dirigeva il traffico ci ha spiegato come arrivare nel cuore della festa.
Bitti, borgo antico
Una bella camminata di circa 10 minuti ed eccoci nel centro del paese, affollatissimo e colorato.
Ci siamo “persi” per le strade del paesino alla ricerca del cibo. Era l’ora di pranzo e tutti i ristoranti, bar, camioncini erano presi d’assalto dalla gente affamata. Così abbiamo deciso di fare un giro per ammirare la bellezza tradizionale dell’entroterra prima di riempire il nostro stomaco.
Passeggiando per le viuzze strette abbiamo scoperto che Bitti è uno dei borghi autentici d’Italia, con antiche costruzioni in pietra, tante chiese all’interno del territorio e i leggendari Tenores di Bitti che riuscirebbero a far emozionare anche un cuore di ghiaccio.
Ci ha fatti sorridere un incontro molto particolare. Peccato che non siamo riusciti ad indovinare il suo peso… o meglio, per fortuna?! Se ci penso bene, come avremmo trasportato il capretto con la Smart? 😀
Ad un tratto sento il mio stomaco protestare. Non era più una protesta pacifica ma una con forconi e bastoni. Quindi, ci riavviciniamo a uno di quei camioncini “dello zozzone” da dove arrivava un profumo avvolgente.
Dopo una bella fila di circa un quarto d’ora, ci sono arrivati i due panini ignorantissimi. Purpuzza, patate fritte e salsa a go-go. Non so se fosse per la fame o per la bontà, ma immaginatevi che non sono riuscita neanche a fargli la foto; sparito in un secondo. Per chi non lo sa, la purpuzza è la carne di maiale tritata grossolanamente (per le salsicce) e arricchita col sale, pepe, vino bianco e l’immancabile finocchietto selvatico: una vera delizia dello street food sardo.
STORIA… STORIA everywhere
Bene, una volta riempita la pancia, abbiamo deciso di andare a visitare un altro posto della zona. Così siamo arrivati al villaggio santuario Su Romanzesu.
Il parco si trova a circa 13 km da Bitti, a 750 m di altitudine ed è uno dei più suggestivi visti fino ad allora.
Appena lasciata alle spalle la strada principale, abbiamo percorso una stradina affiancata da ciuffi di sottili rami verde scuro, dai quali sbocciavano piccole bacche rosso-nere.
“MOOOOREEEEEE!!! Ferma subito!”
“Daiii, sbrigati, quando torniamo ti lascio qua tutta la notte se vuoi.”
Ripreso il viaggio, dopo un paio di km arriviamo al parcheggio davanti all’ingresso del complesso nuragico.
Non solo che è uno dei più estesi della Sardegna ma al suo interno ti ritroverai a dover percorrere un vero e proprio labirinto compreso di capanne, templi a megaron, un pozzo sacro e addirittura un anfiteatro.
Non sono state poche le volte che ci siamo persi nel bosco di querce che circonda l’incantevole santuario… e non sono state poche le volte che mi sono quasi fratturata un arto inciampando come i bambini che guardano altrove mentre camminano. Di sicuro le dita dei miei piedi non mi hanno ringraziato dopo.
Mi sono fermata ad ammirare le capanne a forma circolare che davano una sensazione quasi ipnotica. E sono rimasta lì per vari minuti, affascinata da tutto quel mistero.
Tra leggenda e realtà
Seguendo i sentierini, ci siamo lasciati trasportare in un nuovo mondo fantastico, immaginandoci tutte le versioni possibili e impossibili dell’utilizzo dell’anfiteatro e delle varie nicchie nascoste nei muri delle capanne, facendo un tuffo nel mondo dei giganti.
Man mano ci intrufolavamo nel fitto bosco, il paesaggio diventava sempre più mistico.
Da lontano abbiamo notato delle rocce immense, dalla forma particolare, alcune tonde, altre piatte, che dalla posizione sembravano appoggiate casualmente da qualcuno. Però come sarà stato possibile?
Così siamo tornati all’idea che in Sardegna fossero vissuti dei giganti, che con la loro forza hanno lasciato all’umanità dei bellissimi e inquietanti monumenti di pietra…
…che Luca ha poi deciso di scavalcare 😀
Finito il tour, siamo tornati al parcheggio per riprendere la strada di casa. Ah, no!
“FERMATIII!”
Abbiamo accostato e ci siamo buttati come due cinghialetti affamati negli arbusti pieni di more.
E niente… ero talmente presa dal profumo e dal gusto dolce-asprino che non mi sono resa conto di avere i piedi incastrati tra i rami pieni di spine. Il risultato… le dita piene di polvere e di ferite.
La giornata è volata in fretta e ci sentivamo stanchi ma appagati. Un nuovo posto è stato inserito nella nostra lista “Da vedere almeno una volta nella vita” di cui vi parleremo *rullo di tamburi*… tra un paio di mesi 😀
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